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Attraversare il Rubicone costituzionale italiano: sabato 17 settembre la riforma all’esame di esperti europei e statunitensi e al centro di tavola rotonda con tre “firme” della carta stampata italiana

Data pubblicazione: 04.09.2016
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In autunno il popolo italiano sarà chiamato ad approvare una revisione capitale della Costituzione promulgata nel 1947, iniziata da quasi due anni, oggetto di dibattiti e di confronti politici intensi. La Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa si propone di contribuire al dibattito guardando al referendum attraverso una prospettiva più distaccata, con una sorta di “vista dall’esterno” che arriva grazie al contributo che sabato 17 settembre (inizio ore 10.00, aula magna) arriverà dall’evento per mettere a confronto quattro esperti europei e statunitensi che conoscono bene l’Italia ma che possono rinunciare a prendere parte alle passioni nazionali, non dovendo decidere del futuro della Costituzione.

Il dibattito del 17 settembre a Pisa sarà strutturato intorno agli interventi di due costitutionalisti spagnoli (Luis Diez-Picazo e Carlos Closa) e di due politoligi, uno statunitense (Erik Jones, Johns Hopkins University), e uno francese (Marc Lazar, Sciences Po, Paris).

Nella seconda parte (inizio ore 12.00) di sabato 17 settembre, anche alla luce di questi contributi, si terrà una tavola rotonda, alla quale parteciperanno tre giornaliste di altrettante testate italiane: Maria Teresa Meli (Corriere della Sera), Lina Palmerini (Il Sole 24 Ore), Anais Ginori (La Repubblica), per discutere delle sfide e delle conseguenze potenziali per l’Italia del referendum costituzionale.

“Al di là dei cambiamenti specifici - spiega Yves Mény, politologo francese e presidente della Scuola Superiore Sant’Anna, in qualità di promotore dell’evento – la riforma rovescia due pilastri della tradizione repubblicana italiana. Il primo è la rimozione di un primato mondiale di dubbio valore, cioè l’eguaglianza perfetta delle due Camere, sebbene queste siano elette con sistemi e corpi elettorali non perfettamente identici. Molti hanno visto in questa situazione ‘unica’ la causa principale della difficoltà di governare il Paese e di proporre e portare a buon fine dei progetti di medio e lungo termine”.

“L’altra rivoluzione - prosegue Yves Mény - è filosofica, culturale e procedurale. In Italia si è affermata l’idea che la democrazia si realizzi con il consenso - formale o no - di tutti o quasi tutti, quando, invece, la tradizione inglese promuove il principio maggioritario, secondo cui la volontà della maggioranza si impone alla minoranza. Dall’adozione della Costituzione repubblicana fino ad oggi il mito del consenso è stato prevalente. La riforma presente – conclude Yves Mény - rompe questo tabù e suscita polemiche violente”.