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  • Istituto di Management

DALL’ECONOMIA CIRCOLARE IL CONTRIBUTO PER PREVENIRE LO SPRECO ALIMENTARE E VALORIZZARE I RIFIUTI ORGANICI: DAL 15 AL 16 MARZO CONFERENZA INTERNAZIONALE ALLA SCUOLA SANT’ANNA

Data pubblicazione: 07.03.2018
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La Scuola Superiore Sant’Anna ospita giovedì 15 e venerdì 16 marzo la quarta conferenza internazionale sui rifiuti solidi urbani, organizzata dall’Istituto di Management in collaborazione con Geofor, per far incontrare esperti di rilievo internazionale e nazionale dalle diverse provenienze – istituzioni, ricerca, imprese, ONG – e farli discutere sulle strategie per massimizzare il ruolo dei rifiuti organici e per contribuire alla riduzione dei rifiuti alimentari, realizzando un modello di economia circolare. La conferenza internazionale parte dalla ricostruzione della cornice di riferimento (sessione I); analizza lo stato dell’arte della prevenzione (sessione II) e del design dei prodotti per la chiusura dei cicli (sessione III); discute di recupero di materia e di valorizzazione energetica dei rifiuti organici (sessione IV). In parallelo a una delle sessioni generali, è prevista la presentazione di contributi di rilievo strettamente accademico, seppure di interesse generale, selezionati nell’ambito di una “call for papers”. A conclusione dell’evento, si tiene una tavola rotonda per discutere il tema del superamento delle barriere all’economia circolare.

In Europa sono generati tra i 118 e i 138 milioni di tonnellate di rifiuti organici ogni anno, di cui oggi soltanto circa il 25 per dento viene effettivamente riciclato in compost di alta qualità. Per la gran parte, i rifiuti organici sono smaltiti in discarica, generando l’emissione incontrollata di grandi quantità di gas a effetto serra. Circa il 50 per cento dei rifiuti solidi urbani è rappresentato dalla frazione organica e risulta quindi evidente come questa debba giocare un ruolo chiave in termini di riciclaggio e di economia circolare.  

I rifiuti organici comprendono i rifiuti biodegradabili di giardini e parchi, quelli alimentari e di cucina prodotti da nuclei domestici, ristoranti, servizi di ristorazione e punti vendita al dettaglio, oltre che i rifiuti equiparabili, prodotti dagli impianti dell'industria alimentare, altri rifiuti con analoghe proprietà di biodegradabilità che, per natura, composizione e quantità sono equiparabili ai rifiuti organici. Il quadro di regolazione e la relativa policy sono complessi e in divenire, in Italia e in Unione Europea. Per l’UE, il pacchetto sull’economia circolare e la nuova direttiva sui rifiuti, oggi in discussione, richiede agli Stati membri di assicurare la raccolta differenziata dei rifiuti organici, ove essa sia fattibile sul piano tecnico, ambientale, economico e adatta a soddisfare i necessari criteri qualitativi per il compost e a realizzare gli obiettivi previsti in materia di riciclaggio dei rifiuti urbani al 2020, 2025, 2030. Viene richiesto, inoltre, agli Stati membri di incoraggiare il riciclaggio, compreso il compostaggio, e la digestione dei rifiuti organici; il trattamento dei rifiuti organici in modo da realizzare un livello elevato di protezione ambientale; l'utilizzo delle materie sicure per l'ambiente ottenute dai rifiuti organici.

A livello nazionale, il difficile adeguamento alla normativa europea sulle discariche, il vuoto normativo sulla assimilazione dei rifiuti speciali a quelli solidi urbani, i recenti interventi in materia di compostaggio di comunità e di tariffazione puntuale sono argomenti di dibattito. Affinché i rifiuti organici possano svolgere un ruolo utile nell’attuazione dell’economia circolare, potendo rappresentare un’opportunità e non più soltanto una minaccia – in particolare a livello di emissioni di gas serra dovute alla loro decomposizione in discarica – occorre ragionare di raccolta, di tecnologie e di innovazione, di come chiudere i cicli (anche in termini di standard di qualità) e con quali prospettive di valorizzazione economica.

Non è possibile parlare di “biowaste” senza fare riferimento alla prevenzione: circa 88 milioni di tonnellate di cibo diventano rifiuto ogni anno in Europa, con un costo associato stimato in 143 miliardi di euro. Come evidenziato dal Piano di azione della Commissione Europea sull’economia circolare, lo scarto di cibo ancora commestibile aggrava gli impatti ambientali che derivano dalla produzione alimentare e causa perdite finanziarie per i consumatori e per l’economia. Occorre considerare anche la dimensione sociale dello spreco alimentare, per cui dovrebbe essere facilitato il dono di prodotti alimentari ancora commestibili ma che, per ragioni logistiche o di mercato non possono essere commercializzati.

A settembre 2015 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato gli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030, tra i quali ne figura uno teso a dimezzare gli sprechi alimentari pro capite a livello di vendita al dettaglio e di consumatori e di ridurre le perdite alimentari lungo le catene di approvvigionamento e di produzione. Anche in questo caso, sono numerose le potenziali linee di azione, individuate a livello di Unione Europea. Basti pensare alla necessità di adottare una metodologia comune per quantificare i rifiuti alimentari e definirne gli indicatori; di adottare misure per chiarire la legislazione dell’Unione relativa sui rifiuti, sugli alimenti e sui mangimi e facilitare il dono di alimenti e l’uso sicuro di alimenti e sottoprodotti provenienti dalla filiera alimentare nella produzione dei mangimi; di esaminare il modo per migliorare l’uso dell’indicazione della data di consumo e della sua comprensibilità per i consumatori, in particolare per la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il”. A livello nazionale si può fare riferimento al piano nazionale sulla prevenzione dei rifiuti, al piano nazionale sulla riduzione dello spreco alimentare, all’approvazione della legge contro lo spreco alimentare nel 2016.

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