FI-PI-LI, la Toscana davanti a un bivio: giovani e terziario chiedono più mobilità pubblica, mentre la terza corsia non convince
La mobilità toscana è a un punto di svolta. È quanto emerge dal progetto SAMPLE, realizzato dall’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna e dalla Camera di Commercio della Toscana Nord-Ovest, che ha raccolto 1995 risposte da cittadini e 134 da imprese per valutare percezioni, preferenze e priorità sul futuro di uno degli snodi strategici per la viabilità della regione Toscana: la SGC Firenze–Pisa–Livorno. Lo studio ha valutato tre possibili scenari: Scenario Business as Usual che prevede di mantenere l’infrastruttura così com’è, con interventi minimi; Scenario Stradale che prevede di realizzare la terza corsia e ampliare la capacità della superstrada; Scenario Contestuale che punta su trasporto pubblico, ciclabilità, ed intermodalità.
Dallo studio emerge un verdetto inequivocabile: lo status quo è lo scenario in assoluto meno apprezzato. Il mantenimento dell'attuale situazione raccoglie il rifiuto più netto da parte di cittadini e imprese, affossato soprattutto dalle gravi preoccupazioni per la sicurezza stradale che ne abbattono l'accettabilità del 14%
Il dato più netto riguarda i giovani: gli under 40 con titolo di studio elevato (Laurea o più) mostrano un entusiasmo marcato per lo Scenario Contestuale (trasporto pubblico, ciclabilità e intermodalità). Per loro, l’accettabilità dello scenario raggiunge circa il 70%. È una preferenza che non guarda solo al presente, ma alla futura mobilità della regione Toscana: più sostenibile, più sicura, più connessa.
Diversa la posizione degli adulti di mezza età con titolo di studio inferiore, che privilegiano lo Scenario Stradale (realizzazione della terza corsia), che ha in questo caso un’accettabilità del 66%. E tuttavia, come sottolinea il rapporto, l’investimento nella terza corsia comporterebbe tempi lunghi, costi elevati e impatti ambientali significativi, senza possibilità di ripensamenti futuri. Una rigidità che contrasta con l’approccio modulare e scalabile dello scenario Contestuale.
Dal lato delle imprese, l’analisi evidenzia differenze legate a priorità diverse che sono il riflesso delle specificità settoriali: il 43,9% del manifatturiero preferisce la soluzione stradale, mentre commercio (46,15%), servizi (38%), istruzione e sanità (45,5%) guardano con favore alla mobilità pubblica potenziata. Anche la dimensione conta: l’orientamento stradale cresce con l’aumentare delle dimensioni d’impresa (dal 33,3% delle micro al 62,5% delle grandi).
Le analisi statistiche avanzate del progetto confermano un dato chiave: l’accettabilità degli scenari è guidata dalle abitudini comportamentali del cittadino. Chi usa abitualmente l’auto è il più propenso allo scenario Stradale, mentre chi utilizza bici o trasporto pubblico è il principale sostenitore del Contestuale.
Il quadro che emerge è chiaro: la Toscana deve decidere quale modello di sviluppo economico vuole perseguire.
"Abbiamo promosso questo studio – sottolinea Valter Tamburini, Presidente della Camera di Commercio della Toscana Nord-Ovest – con un obiettivo preciso: dare voce alle imprese e fornire alla politica strumenti decisionali basati sui dati, superando la logica delle sensazioni. Il verdetto è inequivocabile: l'immobilismo è bocciato senza appello. Cittadini e imprese chiedono sicurezza ed efficienza, ma con accenti diversi: se l'industria privilegia il potenziamento stradale, il terziario e i giovani invocano una svolta verso l'intermodalità. La vera sfida, oggi, non è scegliere una parte, ma governare questa complessità con una visione di lungo periodo che assicuri competitività a tutto il nostro sistema economico".
"Puntare sulle soluzioni di mobilità sostenibile ha potenziali riflessi più ampi: un sistema di trasporti efficiente favorisce l’attrattività dei talenti e genera un circolo virtuoso tra formazione, impresa e innovazione - afferma il Professor Francesco Rizzi della Scuola Sant’Anna, che, col supporto del suo team di ricerca composto dai ricercatori Francesco Ghezzi e Giovanni Gesiot, ha guidato lo studio.
Seguire la domanda delle generazioni più giovani e dei settori a maggior valore aggiunto significa investire in un sistema pubblico più efficiente, integrato e sostenibile. Continuare sulla strada dell’espansione infrastrutturale tradizionale, invece, comporta rischi elevati, costi non reversibili e benefici distribuiti in modo diseguale. La scelta non è solo tecnica: è strategica, sociale e politica.