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500 politologi a Pisa per il convegno ECPR: “Il nostro contributo per capire il mondo e la società che cambiano”

Data pubblicazione: 21.04.2016
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Trasformazioni delle istituzioni nazionali e globali, questione democratica con particolare attenzione ai diritti di cittadinanza e all'integrazione dei cittadini stranieri, rapporto tra cittadini ed élite che può sfociare in varie forme di populismo, ma anche problematiche legate alla tutela ambientale e alla “questione gender”. I politologi dello European Consortium Political Research (Ecpr) riuniti nel convegno annuale provano a fare la diagnosi al mondo. 

Gli “stati generali” delle scienze politiche e delle relazioni internazionali hanno richiamato in Italia oltre 500 tra docenti, ricercatori, studenti, esperti che hanno preparato i lavori secondo una formula consolidata ma originale, che premia criteri meritocratici per la scelta degli argomenti, non ha carattere gerarchico e soprattutto garantisce una visione sovra nazionale. Per la prima volta in 44 anni questa formula si è tradotta nel convegno promosso e ospitato non da una soltanto ma da tutte e tre le istituzioni universitarie di Pisa: Scuola Superiore Sant’Anna, Università di Pisa con il suo Dipartimento di Scienza Politica, Scuola Normale Superiore

Il convegno è stato preceduto da una lunga fase di preparazione secondo questa formula che prevede la costituzione di gruppi di lavoro composti da circa venti esperti che si confrontano su vari temi, selezionati fra oltre cento suggeriti dalla comunità scientifica secondo un sistema meritocratico  (vincono le proposte giudicate migliori), non gerarchico (le proposte arrivano da professori all'inizio della carriera o da giovani, talvolta ancora dottorandi) e non-nazionale. Nella fase successiva i due co-direttori di origine e nazionalità differenti hanno selezionato i 25 “papers” migliori.

Le tematiche scelte per la discussione appaiono un riflesso preciso delle evoluzioni negli studi di scienze politiche ma anche dello “stato del mondo”. Si intravedono infatti almeno quattro filoni principali che caratterizzano la discussione.

Il primo si concentra sulle trasformazioni delle istituzioni nazionali, europee e globali, dedicando attenzione alla creazione e alla decadenza delle organizzazioni politiche ( a cominciare dai partiti), all’efficienza dei governi e delle loro politiche, alla trasformazione della deliberazione pubblica e all’impatto di internet, all'emergere di un “governo globale”. Una seconda area d’interesse si organizza sulla questione democratica, sulla cittadinanza, sull'integrazione dei cittadini di origine straniera. Il terzo nucleo tematico affronta la questione cruciale del rapporto fra élite e popolo attraverso problemi “caldi” come la leadership politica, la comunicazione (in particolare attraverso i social networks), il populismo dirompente che si manifesta. Emergono infine i problemi che sono al centro delle preoccupazioni odierne legati all'ambiente, alle cosiddette 'questioni gender', alla violenza, alla protesta, alla legittimità, alla democraticità.

“Di fronte al mondo nuovo che sta nascendo, i politologi propongono spiegazioni ed interpretazioni spesso divergenti - sintetizza Yves Mèny, presidente della Scuola Superiore Sant’Anna e uno degli artefici del convegno  - rispetto all’immagine delle contraddizioni che attraversano le nostre società. Ma è da questo dibattito e queste controversie che si capisce meglio le trasformazioni che stiamo vivendo e alle quali noi politologi vogliamo dare un contributo per renderle più evidenti, nell'interesse collettivo”.