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Sperimentalismo regolatorio e Brain-Computer Interfaces: una prospettiva interdisciplinare per governare le tecnologie emergenti

Uno studio della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa pubblicato su Nature Communications esplora l’interazione tra neuroscienza, bioingegneria e diritto per proporre un approccio innovativo in grado di affrontare le sfide regolatorie legate allo sviluppo delle Brain-Computer Interfaces, tecnologie che permettono la comunicazione diretta tra cervello e macchina

Data pubblicazione: 14.11.2025
Regulatory sandbox and brain computer interfaces
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Come possiamo regolare tecnologie che mettono in comunicazione diretta il cervello umano e le macchine? Uno studio della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, pubblicato sotto forma di ‘comment’ sulla rivista Nature Communications, propone di utilizzare una regulatory sandbox, ambienti controllati in cui è possibile testare innovazioni tecnologiche in condizioni regolatorie flessibili, come strumento per favorire uno sviluppo equilibrato e responsabile delle Brain-Computer Interfaces.

Lo studio è frutto di un lavoro interdisciplinare che ha coinvolto Edoardo Chiti, professore di Diritto amministrativo e pubblico presso il Centro di Ricerca interdisciplinare sulla Sostenibilità e il ClimaErica Palmerini, professoressa di Diritto privato presso l’Istituto Dirpolis, e Silvestro Micera, professore di Bioingegneria presso l’Istituto di BioRobotica. Neuroscienze, bioingegneria e diritto per affrontare le sfide regolatorie di una delle frontiere più avanzate della ricerca scientifica e tecnologica e per tracciare una novità nel panorama scientifico internazionale, ribaltando la tradizionale diffidenza verso l’applicazione dello sperimentalismo regolatorio al campo delle neuroscienze.

 

“Questo Comment indica la direzione nella quale deve andare la regolazione se vuole sostenere e guidare lo sviluppo delle Brain-Computer Interfaces. Occorre superare la diffidenza verso gli strumenti regolatori più innovativi e impegnarsi nella costruzione di una regulatory sandbox. Occorre mettere a punto, cioè, uno spazio regolatorio nel quale trovare un equilibrio positivo tra i vari interessi in gioco, a partire da quelli dei pazienti, e orientare il processo di innovazione”.


L’approccio interdisciplinare 

Un ulteriore elemento di originalità dello studio risiede nel metodo interdisciplinare: la ricerca integra la prospettiva della bioingegneria con quella giuridica, costruendo un quadro di analisi che tenga conto delle interazioni tra scienza, tecnologia e regolazione. Tale approccio consente di delineare una proposta di sandbox regolatoria calibrata sulle specifiche sfide poste dalle Brain-Computer Interfaces, dall’affidabilità tecnica alla tutela dei diritti fondamentali delle persone coinvolte.


Le prospettive

Secondo gli autori, questa impostazione può costituire la base per una futura proposta normativa più articolata, utile non solo allo sviluppo sostenibile delle Brain-Computer Interfaces, ma anche alla definizione di principi generali per la regolazione delle tecnologie altamente innovative che presentano implicazioni etiche e sociali di vasta portata.

 

“Quali siano gli elementi essenziali di una possibile regulatory sandbox è la domanda alla quale risponde il nostro Comment. Più in generale, l’approccio che abbiamo scelto, che integra la prospettiva della bioingegneria con quella giuridica, mostra quanto sia proficua l’integrazione delle competenze delle scienze sperimentali con quelle delle scienze sociali. È da questa integrazione che dipende l’avanzamento della science regulation”.