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  • Istituto di BioRobotica

RoboSoft, arriva la nuova generazione di robot 'morbidi' con le sue numerose applicazioni

Data pubblicazione: 25.03.2014
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La robotica si evolve e diventa soft. L’evoluzione naturale della robotica verso molte sue applicazioni di servizio è rappresentata dalla “soft robotics”, che prevede l’utilizzo di materiali non rigidi ma soft, per sviluppare una nuova generazione di robot. Proprio alla “soft robotics” e in particolare al progetto “RoboSoft” è dedicato il primo meeting che si è svolto nei giorni 31 marzo e 1 aprile, alla Scuola Superiore Sant’Anna, a cui hanno partecipato i maggiori esperti robotici e scienziati europei di questo settore, riuniti per affrontare in modo coordinato le nuove sfide scientifiche e tecnologiche. “RoboSoft” è una “coordination action” finanziata dalla Commissione Europea nello schema FET-Open (Future and Emerging Technologies) ed è coordinata da Cecilia Laschi, direttore vicario dell’Istituto di BioRobotica, con durata di progetto fissata in tre anni, durante i quali saranno organizzati ulteriori meeting e workshop internazionali per condividere le linee di ricerca e per definire le future roadmap, oltre a scuole estive per formare una nuova generazione di robotici e di ingegneri nell’ambito della “soft robotics”. Oltre all’Istituto di BioRobotica del Sant’Anna al consorzio “RoboSoft” partecipano l’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia di Zurigo e l’Università di Bristol, in Inghilterra.

L'Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant'Anna e il suo Centro sulle Tecnologie per il Mare e la Robotica Marina (con sede a Livorno) si sono impegnati in questo primo importante meeting con due progetti: “Octopus” e “PoseiDRONE”, entrambi coordinati da Cecila Laschi, Direttore Vicario dell’Istituto di BioRobotica.

“L’area di ricerca della soft robotics – commenta Cecilia Laschi, che insieme al direttore dell’Istituto di BioRobotica Paolo Dario ha aperto il meeting - è relativamente nuova ma è in crescita e necessita di conoscenze provenienti da discipline diverse, non soltanto dalla robotica ma da altre aree tecnologiche, come la scienza dei materiali, l’elasto-dinamica, le scienze della vita e, per questo motivo, risulta necessaria e utile un’azione di coordinamento”. La “soft robotics” indica una direzione per lo sviluppo di applicazioni legate alla robotica di servizio. “Robot soft, a rigidità variabile, possono interagire con l’ambiente e con le persone in maniera più sicura – continua Cecilia Laschi - e possono trovare applicazione in ambito biomedico, in chirurgia o in riabilitazione o in assistenza, come in situazioni di emergenza o nelle esplorazioni. Nella robotica marina ne costituiscono esempi a guida italiana i progetti Octopus e PoseiDRONE”.

Il progetto Octopus mira a carpire i segreti che nascondono la destrezza e l'intelligenza dell'Octopus Vulgaris per riprodurli in una nuova tipologia di robot marini dal "corpo" totalmente morbido e permettere complicate applicazioni marine in tema di pulizia, esplorazione, monitoraggio delle acque e perfino in operazioni di soccorso.
PoseiDRONE è costituito per la maggior parte da materiali comegomma o silicone e si ispira a polpi, a seppie, a calamari nella forma e nella destrezza delle sue capacità motorie. Questo robot è in grado di nuotare, di camminare e di manipolare oggetti in acqua e, grazie al suo essere morbido, può deformarsi adattandosi agli spazi angusti. PoseIDRONE ha un’altra caratteristica che lo rende unico nel campo della robotica subacquea: può sopportare urti violenti senza riportare danni o ammaccature. Queste caratteristiche sono inedite nel campo della robotica subacquea e rendono PoseiDRONE adatto all’impiego con compiti di ispezione, di manutenzione e di sorveglianza per strutture sommerse o per ambienti di pregio storico e naturalistico.

Didascalia foto: dall'alto, immagini di Octopus e PoseiDRONE.